Un 2025 “molto positivo” grazie alle innovazioni tecnologiche, la soddisfazione di servire clienti storici da quasi due decenni, le sfide vinte sul campo della produttività e della qualità.
Ma anche uno sguardo lucido sulle criticità del mercato – dalla carenza di manodopera alla burocrazia italiana – e le strategie per il 2026: espansione commerciale in Europa, potenziamento dell’assistenza e, naturalmente, innovazione. Sempre innovazione.
Incontriamo Dario Camporese a poche settimane dalla fine del 2025, un anno che per Saomad si è rivelato ricco di soddisfazioni e di sfide superate. L’azienda continua a distinguersi per la capacità di anticipare le esigenze di un mercato in profonda trasformazione.
In questa intervista, Dario Camporese traccia un bilancio dell’anno appena trascorso e condivide la sua visione per il futuro, senza nascondere qualche nota critica verso un sistema-paese che fatica a tenere il passo con la velocità delle imprese.
Signor Camporese, siamo alla fine del 2025: come giudica l’anno che sta per concludersi per Saomad?
Grazie alle innovazioni che siamo riusciti a realizzare, l’anno è stato molto positivo. Le novità che abbiamo introdotto ci hanno permesso di consolidare la nostra posizione sul mercato e di rispondere in modo efficace alle richieste sempre più esigenti dei nostri clienti.
Qual è stata la soddisfazione più grande di questo 2025?
Senza dubbio, aver consegnato due Woodpecker Performance 5 a un nostro cliente storico che possedeva già dei centri di lavoro Saomad, per la precisione delle Rotowood, da ben 18 anni. E non le ha smesse: sono ancora lì, in funzione.
Questa è stata la mia più grande soddisfazione, anzi, il mio orgoglio. Pensi: due turni di lavoro al giorno, 8 più 8 ore, due macchine per 18 anni. In termini di ore-lavoro equivalgono a 36 anni di utilizzo.
Consegnare due impianti di quella portata, quando ci troviamo di fronte a competitor molto agguerriti, significa che in tanti anni di lavoro ci siamo comportati bene e il cliente è rimasto soddisfatto.
Noto che abbiamo una reputazione di costruttore di macchine di grande durata e affidabilità, e questo mi dà conforto.

C’è stata durante quest’anno una sfida particolarmente impegnativa che avete dovuto affrontare?
Sì, una sfida importante è stata quella con un cliente che ci ha imposto di raggiungere determinati obiettivi in termini di produttività e finiture. Le richieste erano molto impegnative e, devo ammetterlo, avevo un po’ di timore.
Però ci siamo impegnati tutti, come gruppo, e siamo riusciti a ottenere risultati eccellenti, addirittura migliori di quanto il cliente stesso ci aveva chiesto.
Per darle un’idea tecnica: di solito lavoriamo a 14-15 metri al minuto come profilature. Il cliente ci chiedeva di arrivare a 18 metri, ma non riuscivamo a ottenere il risultato desiderato. Grazie anche alla collaborazione con l’utensiliere, siamo passati a 22 metri al minuto.
A quelle velocità serve un connubio perfetto tra utensili e macchine: la macchina deve reagire, tenere, non vibrare. Ce l’abbiamo fatta, andando persino sotto i tempi che ci erano stati fissati. È stata una sfida davvero ardua, ma l’abbiamo vinta.
Come ha visto il mercato del serramento in legno nel 2025?
A livello italiano il mercato è stato buono, però all’estero continua ad andare meglio che in Italia. È una tendenza che osserviamo da tempo.
Rispetto agli anni passati, nota un cambiamento di mentalità nei serramentisti?

Purtroppo le problematiche sono sempre le stesse, tra queste la mancanza di manodopera. Il personale è un problema enorme, un po’ dappertutto.
La gente nel nostro settore è propensa a investire se riesce a lavorare con più autonomia, senza dipendere troppo dal personale.
Ecco perché vogliono macchine che lavorino da sole per 8-10 ore, con grossi magazzini di carico e di scarico.
Sono costretti a prendere personale non qualificato, ma pretendono alta qualità del prodotto finito. E noi, in questi ultimi anni, abbiamo cercato di soddisfare sempre di più queste esigenze del mercato.
E le nuove generazioni di serramentisti?
Ecco, qui c’è una nota positiva. Grazie ai figli che entrano in azienda, più informatizzati, più aperti mentalmente, c’è la forza di fare innovazione. Sono persone in gamba che, venendo dalla scuola del padre, vedono un po’ più avanti e hanno più coraggio nell’investire in tecnologia. Si sentono più sicuri rispetto alle vecchie generazioni.
Altre preoccupazioni ricorrenti che riscontra nei produttori di serramenti?
Oltre alla manodopera, c’è la richiesta di alta qualità. Non vogliono più prendere in mano i pezzi svariate volte: pretendono che dai nostri impianti escano componenti già pronti, praticamente finiti per andare in verniciatura. Questo significa recuperare manodopera e ottimizzare i processi.
A distanza di tempo dal lancio, come è stata accolta dal mercato la Woodpecker Performance?

È stata un’ottima intuizione e la macchina sta avendo buone richieste. Parliamo di impianti destinati a grandi e grandissime aziende, soprattutto all’estero, dove ci sono realtà che lavorano anche 24 ore al giorno. La macchina risponde molto bene a queste sollecitazioni.
Quali novità ha introdotto Saomad nel 2025?
Oltre all’Everest e al sistema Picking, che già esistevano ma che abbiamo perfezionato ulteriormente, stiamo spingendo sempre di più verso la fabbrica robotizzata. L’obiettivo è eliminare i passaggi manuali e i tempi persi: il pezzo grezzo entra in macchina senza mai essere toccato.
Fa parte di questo percorso anche l’intelligenza artificiale che stiamo sviluppando: un supervisore che controlla tutte le fasi cicliche all’interno delle linee produttive.
Quindi Saomad non si limita più a costruire macchine, ma offre anche consulenza?
Esattamente. Stiamo spingendo sempre di più sull’aiuto tecnologico al cliente. Le grosse aziende cercano soluzioni integrate e noi, grazie ai nostri tecnici, riusciamo a progettare insieme al cliente finale delle linee complete, con varie sfaccettature e configurazioni.
Mettere vari macchinari in linea richiede know-how ed esperienza. Noi veniamo da una lunga storia – pensi alle macchine per gli angoli che facevamo – e questa esperienza oggi ci viene riconosciuta. Grazie alla professionalità accumulata, riusciamo a realizzare impianti completi chiavi in mano.
Pur essendo specializzati nel serramento, avete investito anche nel settore dell’edilizia in legno con la macchina Kairos. Che riscontri avete avuto?
È un settore nuovo per noi e stiamo entrando gradualmente. Anche qui ci riconoscono una certa qualità e robustezza, però essendo arrivati un po’ per ultimi abbiamo più difficoltà a proporci. Quest’anno comunque abbiamo venduto un paio di macchine e ne abbiamo un’altra destinata alla Germania.
Spero che il prossimo anno riusciremo a entrare più prepotentemente in questo settore. Stiamo investendo molto.
Avete pubblicato diverse interviste a clienti che hanno acquistato soluzioni Woodpecker. Quali messaggi comuni emergono?

Dopo mesi di lavoro, tutti mi dicono la stessa cosa: il modo di lavorare di queste macchine è fantastico. Non immaginavano una riduzione di manodopera così drastica, non immaginavano quella precisione.
Riescono a ottenere ottimi risultati in termini di qualità e produttività con molto meno personale. E la frase che sento più spesso è: “Magari l’avessimo comprata prima!”
C’è un altro aspetto importante: con queste macchine non serve personale altamente specializzato. Basta una persona senza particolari qualifiche per farla funzionare.
Molti clienti mi dicono che hanno comprato la macchina proprio per questo: se va via un operaio, ne prendono un altro e vanno avanti tranquillamente.
Prima, con la lavorazione manuale, quando perdevi una persona con elevata professionalità era difficilissimo sostituirla.
Questo vi ha aperto le porte anche delle grandi aziende?
Sì, un’altra grande soddisfazione è stata entrare in aziende molto grandi, che producono 100-150 finestre al giorno. Per entrare in realtà del genere devi essere a posto tecnicamente su tutto: macchine, assistenza, servizio.
Abbiamo venduto impianti a grandissime aziende, una in particolare produce 450 serramenti al giorno con tre macchine su tre turni. Prima di sceglierci, mi hanno fatto “il pelo e il contropelo”. È la seconda azienda a livello nazionale in Francia, con 20.000 metri quadrati di capannone solo per le macchine.
Se avesse una bacchetta magica tecnologica, quale funzionalità le piacerebbe installare nelle sue macchine?
Lancio una boutade, ma è una cosa a cui penso da circa dieci anni. È una cosa molto difficile da realizzare, quasi impossibile: l’assemblaggio automatico delle finestre, vetro, silicone, maniglia, tutto.
Abbiamo un cliente in Svizzera che ci è riuscito, ma ha investito cifre enormi e ha impiegato 7-8 mesi solo per tarare l’impianto. Sarebbe il top, ma servirebbero sistemi più semplici. Ogni tanto ci penso, ma non è facile.
Quali sono le priorità strategiche di Saomad per il prossimo anno?

Prima di tutto, ampliare la rete commerciale andando a coprire paesi europei dove finora non eravamo presenti, penso ai paesi nordici e baltici, dove abbiamo già acquisito nuovi rivenditori.
Di pari passo, continueremo a spingere sull’innovazione tecnologica. Stiamo lavorando su novità importanti, alcune in fase di brevettazione, quindi preferisco non anticipare nulla.
Infine, i servizi: ho potenziato l’ufficio assistenza con nuovi tecnici. Vogliamo essere più veloci, più rapidi, più reattivi nel supportare i clienti.
Se dovesse dare un consiglio ai serramentisti che stanno pianificando il 2026?
Se vogliono guadagnare soldi, devono comprare Saomad! Scherzi a parte, chi lavora con sistemi vecchi non guadagna. Il mio consiglio è uno solo: innovazione, innovazione, innovazione.
Lo so, è una parola che sentono dire da tutti, ma è la verità. Chi innova sta in piedi, guadagna, prospera, si migliora. Chi non innova si accontenta del poco che fa.
C’è qualcos’altro che vorrebbe aggiungere?
Sì, una cosa che mi sta a cuore. Bisognerebbe che in Italia, come all’estero, ci fossero contributi più semplici per l’acquisto delle macchine. Gli apparati statali non sono performanti nell’erogare i fondi. Le persone sono intimorite dalla burocrazia: in Italia mancano semplicità e rapidità.
L’azienda grande, con commercialisti e consulenti, non ha paura. Ma il piccolo artigiano, se non lo accompagni per mano, rinuncia. Questo è il mio augurio per il prossimo anno: più semplicità e più flessibilità da parte dello Stato. Sarebbe un contributo enorme per tutti i settori, non solo il nostro.
Per concludere, quale messaggio vuole rivolgere a partner, collaboratori, clienti e fornitori per il 2026?
Auguro a tutti di avere sempre voglia di migliorarsi, di fare ricerca e innovazione, di ascoltare con attenzione le richieste dei clienti. E di tenere un occhio di riguardo ai costi, perché la competitività è fondamentale.
La competitività è sana: ci fa migliorare, ci sprona a trovare soluzioni innovative. Fare le cose bene e farle costare il giusto: questo deve essere l’obiettivo. Per tutti noi.
